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dai GIORNALI di OGGI

FOLLA IN FESTA NELLE STRADE DI ACCRA.

ovunque la scritta "Akwaaba", benvenuto

Obama in Ghana: "L'Africa non è sola"

Discorso al Parlamento: "Il futuro del continente appartiene agli africani, basta corruzione e tirannie"

2009-07-11

Ingegneria Impianti Industriali

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Dalessandro Giacomo

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

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2009-07-09

CORRIERE della SERA

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2009-07-11

FOLLA IN FESTA NELLE STRADE DI accra. ovunque la scritta "Akwaaba", benvenuto

Obama in Ghana: "L'Africa non è sola"

Discorso al Parlamento: "Il futuro del continente appartiene agli africani, basta corruzione e tirannie"

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ACCRA - Il futuro dell'Africa appartiene dagli africani, bisogna dire basta a tirannie e corruzione e adottare le regole del buon governo: così il ventunesimo secolo vedrà protagoniste non solo le capitali occidentali, ma anche il continente nero. Barack Obama ha parlato al Parlamento di Accra, capitale del Ghana, nella sua prima visita ufficiale in un Paese dell'Africa subsahariana. "Conosco bene il tragico passato che a volte ha ossessionato questa parte del mondo. Nelle mie vene scorre il sangue dell'Africa e la storia della mia famiglia comprende sia le tragedie sia i più grandi successi della storia africana" ha ricordato il presidente americano. Il Ghana è stato indicato come "esempio di democrazia" e Obama ha detto che in tutto il continente "occorre mettere fine alle pratiche antidemocratiche e alla corruzione, adottando le regole del buon governo, da cui dipende lo sviluppo, un ingrediente che è mancato per troppo tempo". Il supporto degli Usa, ha aggiunto, sarà legato al rispetto delle regole democratiche: "Aumenteremo il nostro sostegno agli individui e le istituzioni responsabili".

ISTITUZIONI FORTI - Obama ha sottolineato che l'Africa ha bisogno di istituzioni forti, capaci di garantire stabilità, prosperità e successo, non di uomini forti. "La storia è dalla parte degli africani coraggiosi, non di quelli che usano i colpi di Stato o cambiano la Costituzione per restare al potere. Per troppo tempo, per troppi africani, i conflitti sono stati un elemento della vita, costanti come il sole". Il presidente americano ha sfidato i giovani africani ad aspirare a una vita migliore, invitandoli ad assumersi la responsabilità di "gettare le fondamenta della libertà". "Voi avete il potere di chiedere conto ai vostri leader di quanto fatto e di esigere che siano create istituzioni al servizio della gente". Obama ha poi citato due casi drammatici del continente africano, invocando un intervento della comunità internazionale: la Somalia e il Darfur. "Quando c’è un genocidio in Darfur o ci sono terroristi in Somalia, questi non sono solo problemi africani, sono sfide per la sicurezza mondiale che richiedono una risposta mondiale".

MALATTIE - In un altro passaggio dell'intervento, Obama ha affrontato la piaga delle malattie promettendo che gli Stati Uniti continueranno a sostenere i partner africani nella lotta all'Aids, alla malaria e alla tubercolosi. L'amministrazione americana ha stanziato 63 miliardi di dollari per far fronte a tali sfide - ha detto Obama -. Quando un bambino muore ad Accra per una malattia che può essere evitata questo ci umilia ovunque noi siamo. Rafforzando il forte impegno del presidente Bush porteremo avanti la lotta contro l'Hiv/Aids. Ci impegneremo per porre fine ai decessi per malaria e tubercolosi e a sradicare la poliomielite. Lotteremo contro le malattie tropicali che vengono trascurate. E investiremo in sistemi sanitari che promuovono il benessere, concentrando la propria attenzione su madri e bambini". Ma oltre agli aiuti esteri e sanitari, ha spiegato, occorre che "i singoli africani facciano scelte responsabili, che impediscano la diffusione delle malattie, promuovendo al tempo stesso la salute pubblica nelle loro comunità e Paesi". Altro tema, che sta molto a cuore al presidente americano, l'energia pulita: "In tutta l'Africa, c'è un vento generoso vento e l'energia solare, energia geotermica e bio-combustibili. Dalla Valle del Rift ai deserti del Nord Africa, dalla costa occidentale al Sudafrica, l'Africa può produrre per sé ed esportare energia pulita all'estero".

MARTIN LUTHER KING - Infine Obama ha ricordato che "cinquantadue fa, un giovane predicatore di nome Martin Luther King venne qui ad Accra per vedere la bandiera inglese che veniva rimpiazzata da quella ghanese. "Rinnova la mia convinzione nel trionfo della giustizia", commentò King. Oggi quel trionfo deve essere riconquistato da voi". Martin Luther King, accompagnato dalla moglie Coretta, andò in Ghana nel marzo del 1957 per partecipare alla cerimonia dell'indipendenza. "La nascita di questa nuova nazione darà impeto agli oppressi in tutto il mondo - disse il leader nero -. Avrà ripercussioni ovunque, non solo in Asia e Africa, ma anche in America".

"AFRICA NON È AI MARGINI" - Dopo la Russia, il G8 all’Aquila e il colloquio con il Papa in Vaticano, Barack Obama è dunque volato in Ghana, accompagnato dalla first lady Michelle e dalle due figlie: ad accoglierlo venerdì sera all’aeroporto di Accra un gruppo di suonatori di tamburo e danzatori tradizionali, oltre al presidente ghanese John Atta Mills. "Venendo in un Paese africano dopo il G8 e il mio tour a Mosca, abbiamo voluto chiarire che l'Africa non è ai margini delle grandi questioni mondiali. Gli Stati Uniti hanno un interesse costante nei confronti dell'economia e dello sviluppo del continente, quello che succede qui ha ripercussioni ovunque - ha detto Obama ad Atta Mills, sottolineando come le visite dei suoi predecessori non abbiamo mai fatto parte di missioni internazionali -. Noi pensiamo che il Ghana possa essere uno straordinario modello di successo per tutto il continente, un esempio di democrazia funzionante". Atta Mills ha riposto apprezzando "i segnali positivi" che la visita sta dando e continuerà a dare: "Ci incoraggia a sostenere i progressi che abbiamo fatto nel nostro processo democratico".

FOLLA IN FESTA NELLE STRADE - L'arrivo di Obama in Africa è seguito con grande attenzione in tutto il continente e in particolare ad Accra, dove gli abitanti sono scesi in strada per festeggiare e per tentare di vedere il primo presidente afroamericano degli Usa. Sui muri della città sono stati appesi ovunque cartelloni con scritto "Akwaaba", benvenuto. Si tratta della sua seconda visita in Africa dopo la storica visita al Cairo a inizio giugno. Il discorso al Parlamento è il quarto intervento dedicato alla politica estera: a Praga ha proposto un mondo senza armi nucleari, al Cairo ha teso la mano al mondo musulmano, a Mosca, martedì scorso, ha parlato delle relazioni tra Usa e Russia.

MIGLIAIA DI MESSAGGI - Nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva invitato gli africani a inviare messaggi al presidente attraverso le ambasciate americane in Kenya, Sudafrica e Senegal: l'inziativa è stata molto apprezzata. Oltre 5mila persone hanno scritto su Facebook e Twitter e le domande sono state selezionate da tre giornalisti dei Paesi interessati. Obama risponderà con un video il cui audio sarà diffuso su tutte le radio africane e sul sito della Casa Bianca. I messaggi, ha detto il consigliere Usa Macon Phillips, sono arrivati da 64 paesi e uno dei più "entusiasti" è stato proprio il Sudafrica; tutti "mostrano che l'insieme del continente africano è appassionato dalla visita di Obama" e "molti hanno parlato della storia personale del presidente e delle sfide che sono costretti a sostenere all'interno delle loro comunità". Phillips ha presentato l’iniziativa come un tentativo di "conversazione continentale".

11 luglio 2009

REPUBBLICA

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2009-07-11

Prima volta nel continente africano per il presidente statunitense

Ad Accra accoglienza calorosa, cartelli con scritto "Welcome home"

Obama: "Il futuro è nelle vostre mani"

"In Africa stop alla corruzione"

Elogio del sistema democratico ghanese, nel discorso pronunciato in Parlamento

Obama: "Il futuro è nelle vostre mani" "In Africa stop alla corruzione"

L'arrivo di Barak e Michelle Obama in Ghana ieri sera

ACCRA - Barack Obama ha deciso di recarsi in Ghana dopo il G8 per dimostrare che "l'Africa non è separata" dal contesto internazionale. Queste le parole che il presidente statunitense ha pronunciato incontrando oggi ad Accra, in Ghana, il capo dello Stato John Atta Mills. "Il Ghana è uno straordinario modello positivo per l'Africa" ha aggiunto elogiando il sistema democratico che vige nel paese africano.

Parole di stima del presidente degli Stati Uniti che in cambio ha ricevuto un'accoglienza molto calorosa dal popolo ghanese, per la sua prima visita ufficiale nell'Africa Subsahariana. Per lui la capitale Accra si è riempita di striscioni con su scritto "Welcome Home".

E infatti il presidente non ha mancato di ricordare con orgoglio le proprie origini africane, nel discorso pronunciato davanti al Parlamento ghanese: "Il futuro dell'Africa appartiene agli africani. Dico questo ben conoscendo il tragico passato che a volte ha ossessionato questa parte del mondo. Nelle mie vene scorre il sangue dell'Africa, e la storia della mia famiglia comprende sia le tragedie sia i più grandi successi della storia africana", ha aggiunto Obama.

Ma per appropriarsi del proprio futuro, ha proseguito il presidente Usa, l'Africa deve "mettere fine alle pratiche antidemocratiche ed alla corruzione, adottando le regole del buon governo". Mentre da parte sua il mondo occidentale deve fornire tutto l'aiuto necessario. Gli Stati Uniti, ha assicurato Obama, "continueranno a dare il proprio contributo" in particolare per la lotta all'Aids. Urgente poi "porre termine alle tirannie e dare una "risposta globale" a genocidi come quelli che si stanno compiendo in Darfur e Somalia.

In mattinata il presidente ha incontrato a colazione il presidente John Atta Mills, ed ha partecipato con la moglie, Michelle, a un evento sulla salute materno-infantile in un ospedale di Accra. Ma il momento più importante della sua visita è proprio questo discorso pronunciato nella sede Parlamento del Ghana.

Si tratta del quarto ed ultimo intervento per illustrare al mondo la sua politica estera: nel primo a Praga, propose un mondo senza armi nucleari; nel secondo a giugno al Cairo, volle tendere la mano al mondo musulmano; nel terzo a Mosca, martedì scorso, ha parlato delle relazioni tra Usa e Russia.

Infine, il primo presidente afro-americano si recherà in un luogo molto significativo: Obama visiterà il castello di Cape Coast, dove venivano ammassati gli schiavi prima di essere imbarcati sulle navi dei negrieri per un "viaggio senza ritorno" verso il Nuovo continente.

Il presidente Usa ha ricevuto oltre 5.000 messaggi dalla popolazione africana, cui aveva chiesto di inviare le proprie domande con un sms. Obama risponderà alle domande selezionate da giornalisti provenienti da Senegal, Kenya e Sudafrica una volta arrivato nel Paese africano.

Secondo la Casa Bianca, che per l'occasione ha creato anche una pagina speciale su Twitter, il presidente ha ricevuto messaggi di sostegno, ma non sono mancate critiche, soprattutto dalla Nigeria irritata per non essere stata inclusa come tappa per il Ghana.

La visita si concluderà con una pittoresca cerimonia d'addio. E' tradizione del Ghana infatti offrire un pittoresco benvenuto ai suoi visitatori, ma poiché Obama - che viaggia, oltre che con la moglie, accompagnato dalle figlie Malia (11 anni) e Sasha (8) è arrivato in piena notte - si è deciso di trasferire la cerimonia al momento dell'addio.

Chiama Obama "negrito", ministro cacciato. L'esordio in politica estera del nuovo governo dell'Honduras è costato la testa al ministro degli Esteri Enrique Ortez Colindres. Forse irritato dal mancato sostegno al governo golpista da parte di Barack Obama, ha definito "negrito (piccolo negro)" il presidente americano. Consapevole della gaffe razzista del proprio ministro, il presidente de facto Roberto Micheletti lo ha costretto alle dimissioni.

(11 luglio 2009)

 

 

 

Prima volta nel continente africano per il presidente statunitense

Ad Accra accoglienza calorosa, cartelli con scritto "Welcome home"

Obama: "Il futuro è nelle vostre mani"

"In Africa stop alla corruzione"

Elogio del sistema democratico ghanese, nel discorso pronunciato in Parlamento

Obama: "Il futuro è nelle vostre mani" "In Africa stop alla corruzione"

L'arrivo di Barak e Michelle Obama in Ghana ieri sera

ACCRA - Barack Obama ha deciso di recarsi in Ghana dopo il G8 per dimostrare che "l'Africa non è separata" dal contesto internazionale. Queste le parole che il presidente statunitense ha pronunciato incontrando oggi ad Accra, in Ghana, il capo dello Stato John Atta Mills. "Il Ghana è uno straordinario modello positivo per l'Africa" ha aggiunto elogiando il sistema democratico che vige nel paese africano.

Parole di stima del presidente degli Stati Uniti che in cambio ha ricevuto un'accoglienza molto calorosa dal popolo ghanese, per la sua prima visita ufficiale nell'Africa Subsahariana. Per lui la capitale Accra si è riempita di striscioni con su scritto "Welcome Home".

E infatti il presidente non ha mancato di ricordare con orgoglio le proprie origini africane, nel discorso pronunciato davanti al Parlamento ghanese: "Il futuro dell'Africa appartiene agli africani. Dico questo ben conoscendo il tragico passato che a volte ha ossessionato questa parte del mondo. Nelle mie vene scorre il sangue dell'Africa, e la storia della mia famiglia comprende sia le tragedie sia i più grandi successi della storia africana", ha aggiunto Obama.

Ma per appropriarsi del proprio futuro, ha proseguito il presidente Usa, l'Africa deve "mettere fine alle pratiche antidemocratiche ed alla corruzione, adottando le regole del buon governo". Mentre da parte sua il mondo occidentale deve fornire tutto l'aiuto necessario. Gli Stati Uniti, ha assicurato Obama, "continueranno a dare il proprio contributo" in particolare per la lotta all'Aids. Urgente poi "porre termine alle tirannie e dare una "risposta globale" a genocidi come quelli che si stanno compiendo in Darfur e Somalia.

In mattinata il presidente ha incontrato a colazione il presidente John Atta Mills, ed ha partecipato con la moglie, Michelle, a un evento sulla salute materno-infantile in un ospedale di Accra. Ma il momento più importante della sua visita è proprio questo discorso pronunciato nella sede Parlamento del Ghana.

Si tratta del quarto ed ultimo intervento per illustrare al mondo la sua politica estera: nel primo a Praga, propose un mondo senza armi nucleari; nel secondo a giugno al Cairo, volle tendere la mano al mondo musulmano; nel terzo a Mosca, martedì scorso, ha parlato delle relazioni tra Usa e Russia.

Infine, il primo presidente afro-americano si recherà in un luogo molto significativo: Obama visiterà il castello di Cape Coast, dove venivano ammassati gli schiavi prima di essere imbarcati sulle navi dei negrieri per un "viaggio senza ritorno" verso il Nuovo continente.

Il presidente Usa ha ricevuto oltre 5.000 messaggi dalla popolazione africana, cui aveva chiesto di inviare le proprie domande con un sms. Obama risponderà alle domande selezionate da giornalisti provenienti da Senegal, Kenya e Sudafrica una volta arrivato nel Paese africano.

Secondo la Casa Bianca, che per l'occasione ha creato anche una pagina speciale su Twitter, il presidente ha ricevuto messaggi di sostegno, ma non sono mancate critiche, soprattutto dalla Nigeria irritata per non essere stata inclusa come tappa per il Ghana.

La visita si concluderà con una pittoresca cerimonia d'addio. E' tradizione del Ghana infatti offrire un pittoresco benvenuto ai suoi visitatori, ma poiché Obama - che viaggia, oltre che con la moglie, accompagnato dalle figlie Malia (11 anni) e Sasha (8) è arrivato in piena notte - si è deciso di trasferire la cerimonia al momento dell'addio.

Chiama Obama "negrito", ministro cacciato. L'esordio in politica estera del nuovo governo dell'Honduras è costato la testa al ministro degli Esteri Enrique Ortez Colindres. Forse irritato dal mancato sostegno al governo golpista da parte di Barack Obama, ha definito "negrito (piccolo negro)" il presidente americano. Consapevole della gaffe razzista del proprio ministro, il presidente de facto Roberto Micheletti lo ha costretto alle dimissioni.

(11 luglio 2009)

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-07-11

Dopo il G8, Obama in Africa. 'Sono qui per dire che non siete soli'

Un incontro tra Barack Obama e il presidente del Ghana John Atta-Mills ha aperto oggi ad Accra la storica visita del primo presidente Usa afro-americano nell'Africa sub-sahariana. Il presidente Obama ha spiegato di avere scelto il Ghana, per questa sua visita altamente simbolica, perchè considera il Paese "un modello per l'Africa" di democrazia e di buon governo. L'accoglienza è stata molto calorosa e Obama ha dispensato parole di speranza per questa terra grande e martoriata: "Sono qui per dire che non siete soli".

L'inquilino della Casa Bianca ha fatto al Parlamento il quarto discorso importante della sua presidenza - i primi tre erano stati a Praga (proliferazione nucleare), Il Cairo (rapporti con l'Islam) e Mosca (rapporti Usa-Russia) - dedicato stavolta ai problemi dell'Africa. "Il futuro dell'Africa appartiene agli africani. Dico questo ben conoscendo il tragico passato che a volte ha ossessionato questa parte del mondo. Nelle mie vene scorre il sangue dell'Africa, e la storia della mia famiglia comprende sia le tragedie sia i più grandi successi della storia africana", ha aggiunto Obama.

Ma per appropriarsi del proprio futuro, ha proseguito il presidente Usa, l'Africa deve "mettere fine alle pratiche antidemocratiche ed alla corruzione, adottando le regole del buon governo". Mentre da parte sua il mondo occidentale deve fornire tutto l'aiuto necessario. Gli Stati Uniti, ha assicurato Obama, "continueranno a dare il proprio contributo" in particolare per la lotta all'Aids. Urgente poi "porre termine alle tirannie e dare una "risposta globale" a genocidi come quelli che si stanno compiendo in Darfur e Somalia.

Durante la sua sosta in Ghana il presidente, che è accompagnato dalla moglie Michelle e dalle figlie, visiterà il castello di Cape Coast, dove venivano ammassati gli schiavi prima di essere imbarcati sulle navi dei negrieri per un 'viaggio senza ritornò verso altri paesi.

Il presidente Obama è stato accolto ieri sera all'aeroporto di Accra dal presidente Mills e dal ritmo incalzante di un gruppo di suonatori di tamburi. Questa in Ghana è l'ultima tappa di un viaggio che ha già portato Obama e la sua famiglia prima a Mosca e quindi in Italia per il vertice del G8. Obama tornerà a Washington nella notte tra sabato e domenica.

11 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-07-11

Obama: l'Africa protagonista. Basta corruzione e dittature

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11 luglio 2009

BLOG

Africa

di Riccardo Barlaam

Galleria fotografica / Obama in Africa

COMMENTO/ Obama indica il futuro (di Roberto Bongiorni)

Il presidente Barack Obama è in Africa, subito dopo il G8, per dimostrare che "l'Africa non è separata" dal contesto internazionale. Il presidente americano ha incontrato ad Accra, in Ghana, il capo dello Stato John Atta Mills. Il Ghana è uno straordinario modello in positivo per l'Africa e la visita in questo Paese "incoraggia Accra a sostenere le conquiste democratiche" ha aggiunto Obama.

Nel discorso al Parlamento del Ghana il presidente americano ha fatto un discorso all'intero Continente africano. Obama ha riconosciuto il valore dell'area: "Il XXI secolo vedrà protagoniste non solo le capitali occidentali, ma anche l'Africa". Un passaggio non privo di responsabilità e cambiamenti. "Occorre mettere fine alle pratiche antidemocratiche ed alla corruzione, adottando le regole del buon governo" perchè "il futuro dell'Africa dipende dagli africani". "Lo affermo riconoscendo il tragico passato che a volte ha ossessionato questo continente - ha spiegato Obama - nelle mie vene scorre il sangue dell'Africa, e la storia della mia famiglia possiede sia le tragedie che i più grandi successi della storia africana".

 

Obama ha parlato di energia pulita. "In tutta l'Africa, c'è un vento generoso vento e l'energia solare, energia geotermica e bio-combustibili. Dalla Valle del Rift ai deserti del Nord Africa, dalla costa occidentale al Sudafrica, l'Africa può produrre per sè ed esportare energia pulita all'estero".

Calorosa accoglienza per il presidente americano. Gli abitanti di Accra questa mattina, lungo la strada che porta al Palazzo presidenziale, hanno salutato con lo sventolio di bandiere americane il passaggio del convoglio di Obama. Diversi i cartelloni presenti lungo la stessa strada, tra cui uno in cui sono raffigurati Obama e la moglie Michelle con il saluto "Il Ghana vi ama". Il Presidente americano ha invece iniziato la giornata come sempre: in t-shirt e pantaloncini, alle 7.30 di mattina ha attraversato la hall dell'albergo per andare in palestra e fare i suoi abituali esercizi della mattina.

11 luglio 2009

 

 

Obama in Africa parla al Continente indicando il futuro

Commento di Roberto Bongiorni

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva

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11 luglio 2009

 

Di Barack, il presidente nero, ne parlano tutti, in qualunque stato dell'Africa. Nelle strade di Nairobi, in Kenya, il paese del padre di Obama, vi sono ancora cartelli che inneggiano al presidente americano. Ne discorrono nelle loro conversazioni, riponendo in lui ogni speranza per un futuro migliore, anche nelle aree desertiche del Maghreb, o negli slum della caotica città nigeriana di Lagos. Perfino nelle strade di Mogadiscio, la città dilaniata da una delle più sanguinose guerre del terzo millennio, la gente trova sempre il tempo per parlare di lui, di Barack, l'unico a loro giudizio capace di farli uscire dal girone infernale in cui è precipitata la Somalia. Per molti africani Obama rappresenta la panacea per tutti i mali.

Forse è anche per questo che il presidente, nel suo primo viaggio in un paese dell'Africa subsahariana, ha insistito su di un punto: "Il futuro dell'Africa appartiene agli africani". Un monito rivolto - lui stesso lo ha precisato - in particolare ai giovani. Un discorso che punta dritto al problema che da anni si è rivelato il fardello di un Continente potenzialmente ricco, eppure finora condannato alla povertà e alle guerre. La ricetta del presidente americano, che ha ribadito la volontà degli Stati Uniti di aiutare e di non marginalizzare l'Africa, come spesso è accaduto in passato, passa attraverso la buona governance. "Lo sviluppo dipende da una buona governance e attraverso istituzioni democratiche trasparenti e forti". "Questo é l'ingrediente - ha aggiunto - che è mancato in troppi Paesi, per troppo tempo, per colpa certo anche delle potenze straniere ma non solo. Questo è il cambiamento che può aprire le porte al potenziale dell'Africa, che non ha bisogno di uomini forti, ha bisogno di istituzioni forti", ha ribadito Obama, sottolineando che in questo contesto l'America "non cercherà di imporre alcun sistema di governo a nessuna nazione, la verità essenziale della democrazia è che ogni Paese determina da solo il proprio destino".

Il Ghana può essere un modello per tutti

È questo, forse, è il punto dolente. Il presidente ha voluto puntare il suo discorso sull'Africa del domani, meno su quella di oggi, ancora troppo spesso in balia di dittatori spietati e di politici corrotti. In questa direzione la visita in Ghana non è stata una scelta casuale. È un Paese in cui la democrazia ha raggiunto livelli quasi senza pari nel continente. Un paese dove spira un vento fresco, con un'economia in salute, almeno rispetto agli standard africani. Obama vuole dunque dimostrare che il caso del Ghana può, anzi deve essere un modello per tutti. E che la nuova strategia americana allo viluppo dell'Africa sarà legata al rispetto delle regole democratiche.

Altri casi virtuosi esistono. Come il Ruanda, il Paese delle donne, dove le onorevoli sono la maggioranza in parlamento, caso unico al mondo, e il Pil nel 2008 è volato al 12 per cento (quest'anno la crescita sarà comunque del 6). Vi sono stati pacifici come il Senegal. Altri sulla via della stabilità. Ma il Ghana è anche uno dei uno dei luoghi dove i britannici diedero via nel XVII secolo alla tratta degli schiavi, molti dei quali finiti nelle piantagioni di cotone dell'America. Bella capitale Accra, dove Martin Luter King, accompagnato dalla moglie Coretta, partecipò nel 1957 alla cerimonia per l'indipendenza.

Ecco un altro motivo per scegliere il Ghana. E non il Kenya, il paese di suo padre, ma che ancora soffre delle gravi tensioni post elettorali scoppiate nel dicembre del 2007. Poteva recarsi in Etiopia, terzo paese per popolazione e alleato cristiano degli Stati Uniti nel Corno d'Africa, ma anche in questo caso il Governo non è considerato un campione della democrazia:tra gli altri dissidenti politici detenuti, il leader del partito d'opposizione è ancora in prigione. Non poteva certo recarsi in Zimbabwe, dove il dittatore Mugabe da 29 anni continua a fare il padre padrone del paese indifferente alla grandissima miseria in cui ha precipitato la popolazione. Avrebbe potuto visitare la vicina Nigeria, con i suoi 150 milioni di persone e le immense ricchezze energetiche, il colosso dell'Africa nera. Ma si tratta di un paese dilaniato dalla violenza, dove nel Delta del Niger vengono attaccati con cadenza settimanale gli oleodotti delle major straniere, incluse quelle americane, dove sull'elezione del presidente Umaru Yar Adua vi sono ancora delle ombre. Dove la corruzione è endemica, la povertà diffusa a dispetto delle enormi risorse minerarie.

Obama parte quindi dai modelli virtuosi dell'Africa, per guardare al futuro, ma con un approccio pragmatico. Al contrario delle provocatorie tesi di Dambisa Moyo, l'economista dello Zambia divenuta ormai una celebrità – convinta che gli aiuti stranieri uccidano l'Africa e siano causa del suo declino - ha promesso 63 miliardi di dollari per far fronte alle sfide dell'Aids, della malaria, della tubercolosi. Sa peraltro bene che l'Africa ha soprattutto bisogno di una classe giovane e istruita, di africani, che sappia gestire nel migliore dei modi fondi e donazioni.

Infine una parola, doverosa, alle guerre. Ai conflitti latenti, che sono comunque sempre troppo numerosi, e a quelli già in atto. A cominciare dai più urgenti come il Darfur e la Somalia. "Quando c'è un genocidio in Darfur o ci sono sono terroristi in Somalia, questi non sono solo problemi africani, queste sono sfide per la sicurezza mondiale che richiedono una risposta mondiale" ha chiarito Obama. Un vago accenno alla possibilità di un intervento internazionale concreto? Sarebbe forse la più difficile delle tante sfide che il nuovo presidente nero vuole affrontare per risollevare l'Africa.

11 luglio 2009

 

 

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PC WORLD

http://www.pcworld.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EL PAIS

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LE MONDE

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THE NEW YORK TIMES

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THE WALL STREET JOURNAL

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MAIL & GUARDIAN

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